"UMANAMENTE"
S. Martino di Castrozza
Settembre 1986

Giancarlo, Davide e Roberto
Una doverosa premessa, prima di ricordare questa lontana gita.
Io ed i miei amici Roberto e Davide, siamo partiti sotto la migliore delle prospettive per questa vacanza improvvisata in quattro e quattr'otto: Roberto era stato promosso agli esami di riparazione, e l'abbiamo presa come scusa per prendere e partire per la montagna, un po' per festeggiare - tre giorni.
C'era una pensioncina dove avremmo speso poco: abbiamo caricato abiti e viveri, e contro ogni parere meteorologico siamo partiti - quasi completamente fuori stagione.
Naturalmente, l'intera prima giornata ha piovuto, e noi ne abbiamo approfittato per fare le buone solite quattro somarate che alcuni amici possono fare in vacanza.
La mattina dopo ci colse di sorpresa un'inaspettata breccia d'azzurro: non avevamo organizzato nulla scoraggiati com'eravamo, decisi addirittura a dormire fino a mezzogiorno.
Ci trovammo così nella prospettiva di dover organizzare rapidamente qualcosa, possibilmente non troppo impegnativa, dato che io avevo ossessionato tutti riguardo alla necessità di tempo per abituarsi alla pressione ed all'aria diversa. (...altri tempi!).
Roberto suggerì di fare un'escursione avente meta il Rifugio Pradidali, alle Pale di S.Martino, assicurandola facilissima.
L'esperto "montanaro" era lui, quindi nessuno obiettò ed andammo.
La leggenda di questa vacanza, nasce anche dall'avere sottovalutato l'impresa che ci accingevamo ad affrontare: in seguito abbiamo appreso che il Pradidali è una meta non facilissima da raggiungere, e che il versante da noi scelto era il più difficile.
L'escursione è durata complessivamente parecchie ore, la stanchezza si faceva sentire pesantemente e le notizie (spesso imprecise e contraddittorie) che ci arrivavano dagli escursionisti in discesa erano a dir poco deprimenti: non solo il rifugio si rivelava decisamente molto più lontano di quanto ci eravamo aspettati, ma sembrava quasi si stesse allontanando ogni volta che domandavamo informazioni!
Ad essere sinceri eravamo stanchi morti, ed avevamo una gran voglia di tornare indietro: ci siamo interrogati al riguardo, e (coraggio, incoscienza?) decidemmo di andare avanti - non potevamo tornare indietro!
Il morale era tenuto alto dal cantare (e fischiettare) insieme una canzone, o meglio un pezzo musicale di Lucio Battisti "Umanamente uomo: il sogno" che in effetti caratterizzò l'intera vacanza.
Una volta arrivati al rifugio, avevamo tutti i sintomi della febbre: per fortuna (o previdenza) Roberto aveva portato con se del Vivin-C che ci fece stare un po' meglio.
Ordinammo una zuppa calda, ed inghiottimmo i ns. panini in tempi record.
I vestiti erano completamente zuppi di sudore, così ci cambiammo e (dopo un non eccessivo tempo di riposo) ripartimmo, arrivando poi alla macchina appena in tempo per evitare il buio ed una pioggerella che avrebbe reso viscide le pietre sulle quali camminavamo.
Naturalmente, anche il giorno dopo abbiamo visto e fatto cose, ma il motivo per il quale ricorderemo sempre questa vacanza è principalmente questa difficile, faticosa e sconsiderata escursione, che ha messo alla prova i ns. limiti fisici e psichici, e ci ha legato maggiormente nella nostra amicizia.
Sullo sfondo un fischiettio, un po' stonato magari:
è un ricordo che non cancellerò mai.
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